Motta di Livenza

Il territorio di Motta di Livenza ha origini antichissime: i primi abitanti furono probabilmente un gruppo di Paleoveneti, come attestano diversi rinvenimenti archeologici, richiamati dalla presenza del corso fluviale del Livenza, che ha sempre rappresentato per le genti di queste terre un punto di riferimento importante.

Il primo insediamento ufficiale risale almeno al II secolo a.C., nel luogo dove la via consolare Postumia attraversava il fiume. La zona fu teatro, nel 776 d.C., di uno storico scontro tra il duca longobardo Rotcauso e i franchi di Carlo Magno per la conquista dell’Italia. Nel X secolo, all’epoca delle invasioni degli Ungari, in una “motta” (rialzo artificiale) venne innalzato a difesa degli abitanti un “castello”, conosciuto come “il Castello della Motta”. Verso il 1089 il castello fu dato in feudo ai signori “Da Camino”, che nel 1291 lo doneranno, con terra e abitanti, alla Repubblica di Venezia: nel periodo della Serenissima raggiunse il massimo splendore e, dopo la conquista veneziana del Friuli nel 1420, divenne un affermato centro commerciale, con un importante porto fluviale.

Il suo secolo d’oro è però il ‘500: il centro storico conosce un grande sviluppo urbanistico e architettonico, il Castello è consolidato con cinque torri, viene ricostruita la chiesa che diventerà il Duomo di S. Nicolò. Nacquero in quel periodo alcuni importanti personaggi, fra cui il card. Girolamo Aleandro (1480-1542), rettore della Sorbona di Parigi e Legato Pontificio alla Dieta di Worms; il pittore Pomponio Almalteo (1505-1588), il musicista Andrea Luchesi, maestro del giovane Beethiven; Antonio Scarpa, studioso di anatomia, rettore dell’università di Pavia, il pittore Pompeo Marino Molmenti.

La storia recente ricorda l’alluvione del 1966: il fiume Livenza straripò e la città rimase sott’acqua per otto giorni. Ingenti furono i danni: ma Motta si riprese e conobbe anzi uno straordinario sviluppo sia urbanistico che economico-industriale. Ricca di servizi e di attività artigianali e industriali, oggi è considerata esempio emblematico del Nord-est. Non per questo ha rinunciato alle secolari tradizioni, soprattutto agricole e vitivinicole.

Arte e cultura

Il Duomo di San Nicolò risale al 963 d.C., ma attorno al ‘500 fu riedificato anche a seguito di danni dovuti ai terremoti. I restauri vennero avviati su progetto del Sansovino e di padre Zorzi, architetto di Venezia. Oggi l’edificio presenta una pianta basilicale contraddistinta da equilibrio armonico ed essenzialità stilistica.

L’interno conserva importanti dipinti di scuola veneta (Pietro Malombra, Pomponio Amalteo, Gaspare Diziani, Giambattista Canal, Francesco Bassano, Gaspare Fiorentini, Francesco Re, Valentino Besarel). Addossato al Duomo si eleva il Campanile, con cella campanaria in pietra d’lstria, che si rifà allo stile veneziano. La Basilica della Madonna dei Miracoli, monumento nazionale e meta ogni anno di pellegrinaggi da tutta Italia, fu eretta a ricordo dell’apparizione della Vergine al contadino Giovanni Cigana, il 9 marzo 1510. L’erigendo santuario venne offerto ai Frati Minori Osservanti di S. Francesco della Vigna: l’edificazione della chiesa, che fu consacrata il 16 settembre 1513, furono sufficienti tre anni. Nel 1713 la basilica subì importanti modifiche di gusto barocco: il fastoso aspetto durò fino al1891, quando il Santuario fu ricondotto all’architettura originale.

Esternamente la Basilica appare come un insieme armonioso di forme tondeggianti, nella successione degli archi del Chiostro e degli elementi semicircolari del timpano e delle vele laterali che chiudono fra loro, al centro, il tondo finestrone di cristallo. All’interno spicca il ciclo di affreschi del Pordenone, completati verso il 1515, sulla parete di fondo della Cappella della Madonna.

Al terzo decennio del ‘500 risalgono gli affreschi del chiostro di S. Antonio (S. Francesco con le Stigmate) e dell’altare maggiore (Madonna con bambino ), attribuiti al Previtali. Del 1530 è la pala con l’Adorazione dei Pastori attribuita a Bernardino d’Asola, mentre del decennio successivo è la splendida ancona marmorea dell’Altare maggiore, costruita in rilievo, per purezza stilistica e valore artistico, tutta la chiesa. Allo stesso periodo risale il Coro dei frati; di fine secolo è la tela dell’Assunta di Palma il Giovane.

Interessanti sono anche le frazioni di Motta di Livenza. Lorenzaga è di origine antichissima: del castello dei conti di Lorenzaga conserva solamente una piccola parte, chiamata “La Castella”. L’attività principale è unica e permette di ottenere pregiate qualità di uva (il 30% del prodotto gode della denominazione Doc). Il più antico nucleo abitato del territorio è invece S.Giovanni, la cui parocchiale conserva resti paleocristiani; fu costruita forse attorno al 900, ma fu riedificata verso il 1200. L’odierna struttura, semplice nelle linee, risale ai ecc. XIV -XV; sulla facciata c’è ancora una lapide funeraria di epoca romana. Il paese si trova alla destra dell’ansa (“saccone”) dove nella notte tra il 5 e il 6 novembre 1966 la Livenza ruppe gli argini. A Villanova fu eretta nel sec. XIII la chiesa di S. Agostino (tondo affrescato con Il Padre Eterno, attribuito al Tiepolo ), quando il territorio fu bonificato dall’opera dei monaci. Il dominio veneziano lasciò il segno nell’architettura della splendida villa Morosina, nella casa natale del pittore Pompeo Molmenti e nelle più tarde villa Ancillotto, villa Rota-Rieti (nella chiesetta, affresco del Molmenti) e villa Comellato.

Comune di Motta di Livenza

Feste tradizionali