Portobuffolè

Il più piccolo Comune col titolo di Città d’Italia per numero di abitanti non è certo tra gli ultimi quanto a fascino: Portobuffolè è infatti una graziosissima cittadina, bagnata dalle acque del Livenza, e conserva infatti alcuni edifici d’arte.

Nato come villaggio di pastori e di agricoltori, il centro già in epoca antica era dotato di un accesso al fiume, poi ampliato dai romani; questi vi posero un presidio militare e chiamarono la località “Settimo”.

Munito di fortificazione, infine diventò castello; anche il porticciolo acquistò importanza nel medioevo.

Rinominato “Portus Buvoledi”, il paese divenne feudo dei Da Camino, che vi soggiornavano piacevolmente con la loro corte, e vi legarono indissolubilmente il proprio nome, in particolare quello della celebre Gaia. L’abitato di Portobuffolè risente invece in modo importante della successiva influenza dei veneziani, tanto che ricorda da vicino la stessa città di S.Marco, di cui si trovano numerosi simboli.

Sotto il profilo economico la Serenissima incentivò le attività commerciali di cui questo centro era fiorente, grazie anche alle numerose botteghe artigiane: ancor oggi esso è sede di imprese, anche industriali, che raccolgono la tradizione passata e la perpetuano, in particolare nel settore del mobile.

Arte e cultura

Simbolo ed emblema di Portobuffolè è la millenaria Torre civica che domina il centro storico e l’antica piazza Maggiore, oggi piazza Vittorio Emanuele. La torre è l’unica rimasta delle sette che costituivano la cinta muraria del Castellarium Portus Buvolendi, vero castello difeso da possenti mura. Fu edificata tra l’VIli e il IX secolo ed era tristemente nota come la “torre della prigione”: al pianterreno è ancora visibile la stanza, buia e umida, che ospitava i prigionieri, che vi venivano calati dall’alto. In origine merlata, la torre fu poi abbassata e fornita di fregi di gusto cinquecentesco.

Nella Torre ha oggi sede il Museo della civiltà contadina e dell’artigianato dell’Alto Livenza, sorto per illustrare come è nata e si è sviluppata la cultura di arti e mestieri nell’area. Vi trovano posto oltre 500 pezzi utilizzati di norma nella vita quotidiana e in particolare in agricoltura.

La Casa di Gaia è una bella dimora del Trecento in cui visse fino alla morte, nel 1311, la celebre Gaia da Camino, ricordata da Dante nel Purgatorio (canto XVI) assieme al padre Gherardo, capitano di Treviso. Nobildonna affascinante e molto bella, Gaia trasformò il palazzo in piccola reggia aprendone le porte ad artisti, letterati e uomini di scienza; fu essa stessa poetessa. La facciata della Casa è ingentilita da bifore arricchite di colonnine sottili con capitelli a fior di loto. All’interno sono conservati begli affreschi che raccontano di un’atmosfera cortese e della potenza raggiunta dai da Camino. In due piani della Casa di Gaia ha sede anche il Museo del ciclismo Alto Livenza, che presenta la storia della bicicletta, le gesta di grandi campioni (in particolare Ottavio Bottecchia, Gastone Nencini e Giovanni Miche! etto), le case costruttrici e il costume e la società dell’epoca, nonché al giornalismo televisivo (ampio spazio è dedicato al cineoperatore Duilio Chiaradia). La Casa Comunale ha un’ampia loggia ed eleganti finestre a sesto ovale. L’ampio salone, detto “Fontego”, era usato come deposito di cereali e sale. II Duomo, già sinagoga ebraica, fu consacrato nel 1559 e restaurato più volte: contiene un crocifisso ligneo del ‘400 di scuola tedesca e un organo Callido di Venezia con 4 72 canne. Fuori del borgo, sono da vedere la chiesa di S. Rocco, che conserva una scultura lignea della Madonna della Seggiola (1524); la seicentesca villa Giustinian, decorata da stucchi e affreschi ispirati al Veronese e incorniciata da un vasto parco all’italiana; l’oratorio di Santa Teresa, edificato dal Cellini, ricco di stucchi e affreschi; la chiesa dei Servi (1505).

Comune di Portobuffolè

Feste tradizionali