Lungo il verde fiume

Altolivenza, una terra a cavallo dell’alto corso della Livenza, il suggestivo fiume che nasce in Friuli nel territorio di Polcenigo e sfocia nel Veneto, a Caorle (ad est di Venezia), dopo circa 110 km di placido percorso. Nel suo itinerario il Livenza attraversa sedici Comuni, otto friulani della provincia di Pordenone ed altrettanti veneti della provincia di Treviso, che condividono tutti la stessa civiltà: la lingua, la “isoglossa liventina”, che non è né friulano né veneto, e l’economia, che si fonda sul settore del legno, dei mobili, dell’arredamento, della componentistica e degli affini. Cenni storici

Le origini della vita in questo territorio risalgono almeno al neolitico, circa seimila anni fa; lo documenta il villaggio palafittico di Palù di Livenza, tra gli attuali Comuni di Caneva e Polcenigo. Quei primi abitatori avevano scelto il territorio alle sorgenti del fiume proprio per i suoi due elementi essenziali, caratterizzanti tutta l’area: l’acqua e il legno.

La Livenza, citata per la prima volta in un documento da Plinio il Vecchio (23-79 d.C.) nella Naturalis Historia (III, 18, 26) come nascente “ex montibus opiterginis”, fiume di risorgiva, è infatti da sempre ricchissimo di acque limpide e pescose; attorno vi cresceva la “selva lupanica”, la grande foresta che si estendeva dai monti al mare.

Di questa foresta resta oggi il solo Bosco del Cansiglio, seconda foresta d’Italia, che la Serenissima Repubblica di Venezia valorizzò e difese con severissime leggi, come fecero dopo di lei gli austriaci prima, lo Stato italiano poi e oggi le Regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia. La Livenza, confine millenario tra i Veneti e i Gallo-Carni e oggi tra le regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia, è un grande “fiume-civiltà” che ha consentito, nel tempo, il sorgere di centri abitati.

Sacile, secondo una tradizione popolare, sarebbe stata fondata da Antenore, fuggito da Troia, prima di fondare Padova.

Anche gli Euganei avrebbero utilizzato questa via d’acqua, navigabile dalla foce fin quasi la sorgente. Durante il periodo romano territorio ricadeva per la maggior parte sotto la giurisdizione del Municipio di Oderzo; non più contenuti dalle legioni romane, popoli bellicosi dell’est, attraversando i facili valichi alpini delle Alpi orientali, passarono per queste terre, diretti alle ricche città della pianura padana e a Roma: Visigoti, Unni, Ostrogoti.

Tra questi anche i Longobardi che, a differenza dei popoli nomadi che li avevano preceduti, vi si insediarono fondendosi con la popolazione autoctona: l’ultima loro resistenza alla conquista dei Franchi venne, forse nei pressi di Motta, nel 776, cioè dopo la caduta della capitale longobarda Pavia (774).

Al periodo franco si fanno risalire gli incastellamenti, a difesa dalle invasioni degli Ungari, che segneranno il territorio nell’alto e nel basso Medioevo: Polcenigo, Caneva, Sacile, Topaligo, Cavolano, Brugnera, Portobuffolè, Meduna, Motta.

Sulla riva sinistra si afferma dal 1077 la giurisdizione del patriarcato di Aquileia e, sulla destra, quella dei Trevigiani.

Dopo la conquista del Friuli (1420) da parte della Serenissima Repubblica le sue sponde della Livenza hanno la stessa giurisdizione: dopo Campoformio (1797) sono austriache e infine, dal 1866, italiane.